Il dottor Gino Strada che possedeva un curriculum universitario perfetto per sistemarsi in una baronia accademica ha scelto di seguire un'unica idea: risarcire l'uomo ferito dalla violenza dei suoi simili. Il libro è di una sobrietà disarmante: una sobrietà che nasce dalla consapevolezza di sapere che quello che si fa è “quello che si deve fare”. Questo agire non viene mai scalfito dalla rassegnazione all'ineluttabile, anche se rabbia ed amarezza sembrano ogni tanto prendere il sopravvento: se ci sono degli errori, questi errori sembrano dare nuovo vigore all'agire di Gino: non può che essere così; non può esserci resa contro la barbarie umana.
I “pappagalli verdi” sono le mine giocattolo usate dai russi in Afghanistan: 2 ali con al centro un piccolo cilindro.
E' vero, assomigliano più a farfalle che a pappagalli, ma non sono simbolo di rinascita quanto di malsana distruzione. Le vittime predestinate sono i bambini: studiate apposta per loro (che abominio!) non esplodono subito. Sono state ideate per essere maneggiate, toccate, coccolate. Ma prima o poi esplodono! Amputano mani, ustionano i visi e cosa più terribile per un bambino, portano il buio, la cecità...
Ma ci pensate: un ingegnere che ne decide la forma, un chimico che sceglie la miscela esplosiva, un generale compiaciuto e un politico che approva. Siamo realmente diventati questo?
Nel libro spesso la notte buia porta al confronto con la propria anima di “chirurgo di guerra”: scegliere le donne e i bambini da curare, piuttosto che soccorrere soldati feriti diventa una vendetta?
Alla fine concordo con la prima idea di Gino: non è giusto provare rimorso per chi la guerra la fa e causa stragi tra le popolazioni civile, la precedenza deve essere sempre data agli innocenti. Così facendo, però, ci trasformiamo in giudici e carnefici e a Gino questo non sembra essere giusto: la vita è vite e deve essere preservata in chiunque.
Come “chirurgo di guerra” Gino Strada ha iniziato nelle file della croce rossa internazionale, ma tra le righe traspare la sua feroce indignazione per le troppe pastoie politico/burocratiche a cui doveva sottostare e quindi nel 1994 nasce emergency: salvare vite senza nessun dilemma politico. Un vero “rivoluzionario” che vuole aiutare gli altri, senza compromessi.
Tutto il libro (a questo link ne trovate un lungo estratto) rimane nel cuore e nell'anima: ci fa toccare con mano la bestialità umana, ma è anche pieno di fiducia per il futuro: ogni racconto (anche quelli che si concludono in maniera tragica) lascia aperto un orizzonte di speranza.
Grazie Gino.
Grazie emergency.
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