La cessione al Vaticano della casa che fino dal 1930 apparteneva alla famiglia di Carlo, costituisce l'inizio di una vera e propria immersione nelle sensazioni dell'autore.
Questa casa ha da sempre rappresentato un vero e proprio maelström di arte e cultura: il padre del nostro infatti era professore universitario e critico cinematografico e quindi registi, pittori, attori, artisti di tutti i generi hanno da sempre animato "la casa sopra i portici".
Molti sono gli episodi divertenti (tra tutti ricorderei l'episodio di Christian De Sica che si reca a casa Verdone per chiedere in sposa la giovane sorella di Carlo oppure l'impagabile esperienza dell'incontro con un regista dell'underground statunitense a cui l'autore cerca di far apprezzare, senza riuscirci, i suoi primi esperimenti cinematografici e che si presenterà in casa ubriaco e puzzolente).
Molti sono anche gli episodi tristi (la morte prima della madre e poi del padre di Carlo).
In pratica, la vita.
Evocativa la solitudine che l'autore dichiara di aver volontariamente e spesso cercato nella stanze di questa "grande" casa.
Se tutte queste sensazioni non mi fossero bastate, il finale è puramente psichedelico: con il sottofondo delle parole del brano di Jimi Hendrix "Are You Experienced" Carlo ci lancia a capofitto in una carrellata degli ambienti casalinghi oramai svuotati di tutti i mobili. Vi consiglio di munirvi di cuffiette e di spararvi il brano nelle orecchie a tutto volume mentre leggete le ultime pagine del libro, diventerete un tutt'uno con Jimi e con il sentire dell'autore.
Questa musica ha permeato la sua anima (e non solo la sua , vero?) mentre diventava grande, ed è vero amore questo omaggio finale.
Grande Carlo e grande Jimi, of course.
JIMI HENDRIX: are you experienced?
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