"Fa che tutto sia fuoco dentro di me... davvero... fa che tutto sia fuoco dentro di me" (Litfiba)



giovedì 8 ottobre 2009

La "mia" musica - 10.000 Maniacs: "In my tribe" (1987)

Difficile iniziare una serie di interventi sulla "mia" musica: mi sono chiesto più volte con che cosa potessi cominciare...
La “mia” musica è quella che mi piace, è proprio per questo le sensazioni che mi trasmette non è detto che debba trasmetterle anche ad altri, però spero sempre che la mia curiosità non sia una mia esclusiva e quindi piacendomi ascoltare con il cuore, le viscere, i nervi (non cervello la musica non deve essere cerebrale!!) sono sempre pronto ad accogliere NUOVA “mia” musica. Certo ho le mie preferenze, ma meno male ci sono sempre nuovi gioielli da scoprire e le cose preziose le trovo spesso in posti impensabili…

Detto questo inizio a raccontarvi il mio incontro con questo stupendo album di fine anni '80.

Nel 1988, tornato a casa dopo un anno di militare, incoccio in una trasmissione musicale ideata da Renzo Arbore in onda in terza, se non addirittura in quarta, serata, su Rai2 dal lunedì al venerdì: "DOC": il suo pregio era il far esibire i musicisti ospiti rigorosamente dal vivo e senza troppe chiacchere: musica, musica e ancora musica! Grande Renzo!!!

Ordunque, una sera viene presentata Nathalie Merchant, la cantante dei 10.000 maniacs: si esibisce da sola al pianoforte. Concentrata e assorta nella sua musica, mi rapisce e la melodia non è da meno! La canzone è "Verdi cries", l'ultima track del disco di cui stiamo parlando e Arbore la introduce dicendo che è nata durante una vacanza di Nathalie dai suoi parenti in Sicilia. E' una canzone molto triste: sul trascorrere del tempo e l'ineluttabilità della fine delle cose più belle, che però sopravviveranno nei ricordi. Quel pezzo, quella sera, cantato da quella donna così magnetica mi stregò l'anima. Dopo un paio di giorni dovendo andare a Milano, mi fiondai a cercare il cd: volevo assolutamente quel pezzo e, senza sospettarlo, stavo per acquistare un gioiello di album.

La grandezza di questo disco è la poesia "del quotidiano" che con pochi tocchi Nathalie è riuscita ad instillare in ogni canzone (suo grande collaboratore e coautore in questo disco il chitarrista Robert Buck purtroppo deceduto nel 2000); ogni canzone è un piccolo tesoro:
1) "What's the metter here": un giovane timido amore ribelle che non riesce ad essere esternato. La persona amata così vicina e così lontana...
2) "Hey jack kerouac": stupendo mini ritratto della beat generation letteraria
statunitense degli anni '50: questo è un video del pezzo, unito a "eat for two", altra bella canzone, non di questo album, che parla di una maternità non voluta:




3) "Like the Weather": una giornata di pioggia acuisce il malumore e la voglia di giorni migliori
4)"Cherry Tree": indimenticabile ritratto diella vita solitaria di una donna che non sa leggere
5) "The Painted Desert": le pianure desertiche dell'ovest statunitense rispecchiano la solitudine di una donna che vuole raggiungere il suo uomo
6) "Don't Talk": la condanna di una donna costretta a vivere a fianco del suo uomo alcolizzato. Ritratto tagliente e senza redenzione.




7) "Peace Train": stupenda canzone di Cat Stevens. Nathalie pero' nel 1989 dopo che l'autore oramai diventato mussulmano, sposò la condanna dell'Ayatollah Komeini verso Salman Rushdie, volle far togliere dalle nuove stampe statunitensi del disco. Meno male per noi europei è sempre rimasta sui cd stampati!

8) "Gun Shy": la tagliente disapprovazione di una ragazza alla scelta del fratello di entrare nell'esercito: bellissime parole contro ogni tipo di violenza
9) "My Sister Rose" : toccante ritratto della comunità italo-americana durante una festa di matrimonio. Bellissimo il finale: "anche se un velo di pizzo fa di te una sposa oggi, tu rimarrai sempre, lo stesso, sempre mia sorella Rose (e quasi quasi si potrebbe tradurre, forse, la mia rosa di sorella); insomma l'accento viene posto sulla inscindibile unità di 2 sorelle. Da figlio unico non posso forse comprendere appieno, ma mi è sempre piaciuta come canzone e nonostante il senso di perdita, traspare una gioia infinita
10) "A Campfire Song": canzone impreziosita dalla presenza alla voce di Michael Stipe, il cantante dei REM. La canzone esprime il dubbio che la ricerca spasmodica della ricchezza possa veramente rappresentare un successo per l'uomo.
11) "City of Angels": quella che può sembrare in apparenza una "città degli angeli", può rivelarsi in realtà una "città degli angeli caduti"
12) "Verdi cries": il vero diamante tra tutte le altre gemme
ecco il video, anche se Nathalie non è da sola al piano, però quasi ci siamo dai!

Mi sono spesso chiesto come un disco possa penetrarci nell'anima e nel cuore così tanto: sono contento di non aver trovato ancora la risposta. La porta del cuore rimane aperta!
Alla prossima.

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